
L’allievo: cosa abbiamo imparato dalle lezioni via webcam?
Partiamo dalla prospettiva del danzatore: certo non è l’ideale usare la propria casa come spazio per una lezione di danza e il primo impatto è assolutamente psicologico. Il danzatore ha uno strano modo di percepire la sala di danza, come fosse un ambiente isolato dalla mondanità, un luogo dove il tempo scorre in modo diverso perché la natura di ciò che viene vissuto è diversa. Le preoccupazioni, i pensieri e l’intero bagaglio emotivo si cerca sempre di lasciarli fuori dalla sala per poterci concentrare di più e poterci proteggere in un certo senso dal movimento, che è uno strumento tanto rivelatore di noi stessi da renderci necessario, a volte, un po’ di distacco dalla nostra emotività perché non prenda il sopravvento. Prendere una lezione nella stessa stanza in cui in genere si dorme o in cui ci si cucina è strano (un po’ anche divertente) e molte volte non ci mette nelle condizioni di trarre il meglio dalle lezioni.
Subito dopo le conseguenze psicologiche si spingiamo un po’ più sul tecnico: il pavimento che usiamo di solito in una sala di danza è morbido, ammortizzato o nel suo materiale o attraverso un cuscinetto di aria creato sotto la pavimentazione per renderla più elastica. Prendere lezione a casa significa lavorare su mattonelle di porcellana o legno non adatto, cosa che ha causato a molti di noi talloniti e infiammazioni tendinee che si sono ripercosse su dolori alla parte lombare della schiena. Inoltre la maggior parte di noi non ha spazi sufficienti per condurre un’intera lezione di danza: per quanto riguarda la tecnica classica, ad esempio, pochi di noi si sono avventurati, nelle lezioni via webcam, nell’esecuzione di esercizi successivi a quelli della sbarra.
Abbiamo riscontrato anche la necessità di mettere le virgolette alla “sbarra” perché non è la rassicurante, armonica, comoda sbarra tonda di legno poggiata stabile o al muro o su piedistalli: per alcuni era il piano di lavoro della cucina, per altri delle sedie nemmeno troppo stabili, per altri muri, scrivanie, mobili perché solo alcuni dei più fortunati sono in dotazione di una sbarra in casa.
Essere insieme in una classe virtuale non comporta sicuramente lo stesso scambio energetico di una lezione in cui si condivide la sala. In merito a questo alcuni di noi hanno potuto notare quanto affidamento facciamo in quanto allievi sugli altri nostri compagni che spesso sono anche, e inevitabilmente, nostri amici. Sappiamo che, soprattutto se si parla di movimento, un gruppo di persone può avere un’energia molto trainante e coinvolgerci molto in senso positivo, ma anche negativo. È utile un po’ di sana competizione che ti spinge a buttare un occhio sulla compagna più brava di te e che ti stimola a fare il meglio di te stesso. Ma può essere anche motivo di impigrirsi: non prendere con precisione i conti da una spiegazione o la sequenza che poi si andrà a svolgere perché qualcun altro li avrà capiti e basta seguire il gruppo. Che non si fraintenda il discorso: saper copiare è uno degli aspetti fondamentali e rivelatori per la professionalità di un danzatore. Ma spesso usiamo la capacità di coordinazione motoria ed empatica che con anni di studio e performance si sviluppa per non usare facoltà che sarebbe bene continuare a tenere in allenamento. Alcuni sono più portati caratterialmente a fare il meglio solo se hanno gli occhi del maestro puntati addosso e con queste lezioni stanno imparando a lavorare bene senza il bisogno di avere un’approvazione esterna ma personale, mentre alcuni di noi hanno invece notato una un’attitudine maggiore di responsabilizzazione nel loro modo di prendere la lezione via webcam.
Tirate le somme di questi problemi e riscontri positivi ci siamo resi conto di una cosa altrettanto fondamentale: non si ferma la voglia di esserci, di imparare e di prendere lezione, di condividere comunque un momento che, anche se la sedia traballa e la connessione salta, ci permette di trovare un’oasi, in questo periodo di emergenza e preoccupazione, in cui possiamo continuare ad amare la danza. E che tutto questo possa insegnarci anche qualcosa di nuovo su di noi.
L’insegnante: cosa abbiamo osservato dalle videolezioni?
La prospettiva dell’insegnante delle lezioni in videochiamata fanno sorgere aspetti diversi e altrettanto importanti dell’apprendimento della danza.
In primis riscontriamo la perdita di tempo che molte volte può capitare a causa di problemi tecnologici, come una connessione scarsa che fa saltare la voce o il video, una comprensibile rigidità e lentezza nell’uso di programmi per videochiamate che non avevamo mai usato prima. Carenze di connessione creano problemi, ad esempio, nell’utilizzo della musica che normalmente durante le lezioni è utilizzata anche per dare una scansione temporale univoca per tutti gli allievi e permettere loro di eseguire gli esercizi insieme; la coordinazione aiuta così l’insegnante ad avere una visione d’insieme e poter individuare meglio gli errori appoggiandosi ad una prospettiva globale della classe. Nel caso di ritardi di connessione questa coordinazione viene meno confondendo spesso l’allievo e rendendo più difficile il lavoro all’insegnante.
Una caratteristica importante della relazione che l’insegnante instaura con l’allievo è quella del contatto fisico, della manipolazione. Spesso l’insegnante utilizza il proprio corpo, generalmente le mani, per correggere o aiutare la percezione più chiara di un movimento o di una posa e così dà, letteralmente, una mano all’allievo a ricordarsi della sensazione per poterla riprodurre in autonomo. Inoltre una parte importante della pedagogia risiede nella capacità di riconoscere l’errore: a me, ad esempio, dando lezione è capitato diverse volte di eseguire un elemento tecnico sbagliato e chiedere all’allievo di individuare l’errore e aiutarmi attraverso un’azione fisica, sempre condotta dalle mani, a correggere quello che sto facendo. Chiaramente questo tipo di relazione in videochiamata non può essere instaurata; questo è meno grave nel caso di lezioni più avanzate o per professionisti, dove l’allievo in questione ha già una buona conoscenza e gestione del proprio corpo e una buona padronanza tecnica. Si fa più complicato nel caso di lezioni a gruppi meno esperti o più giovani che coinvolgono persone che, nonostante le indicazioni anche molto precise a livello vocale, rischiano di farsi male eseguendo movimenti in modo poco corretto per la loro conformazione fisica.
A tutto questo si va a sommare, anche nel caso dell’insegnamento, l’aspetto che coinvolge la particolare atmosfera energetica che si crea in una lezione di danza. Lo scambio energetico che va dall’insegnante all’allievo, e viceversa, occupa una grande parte di comunicazione non verbale su cui entrambe le figure si appoggiano. Una classe composta da individui magari particolarmente timidi o introversi ha bisogno di essere bilanciata da un’energia coinvolgente ed amplificata da parte dell’insegnante, al contrario condividere un’energia molto calma e contenuta con persone molto attive è un modo per equilibrare l’energia complessiva ed evitare di perdere l’attenzione degli allievi.
Nonostante le difficoltà molti di noi hanno notato con piacere una maggiore attitudine alla consapevolezza da parte dell’allievo che, un po’ forse per sopperire alla mancanza di ciò che si ama e un po’ costretti dalla situazione, è sempre presente e attento, più preciso e responsabile delle proprie azioni. Questo ci ha fatto riflettere sul fatto che spesso fare un passo indietro come insegnanti può permettere agli allievi di imparare a camminare più velocemente con le proprie gambe.
Riuscite anche voi a scorgere la vena artistica che ha scosso in questo periodo difficile la figura professionale dell’insegnante, come tante altre figure professionali? A maggior ragione insegnando e occupandosi di una forma d’arte la dimestichezza con la creazione la si sviluppa nel tempo. Ma le insegnanti che ai tempi del Covid19 si sono reinventate, cambiando il loro ruolo e la loro posizione nei confronti degli allievi, sperimentando e ricercando il meglio attraverso una limitatezza di mezzi che non avevamo mai affrontato prima, ci rivelano di quanto dinamica possa essere una professione artistica. Come insegnanti ci confrontiamo ogni giorno con i nostri limiti, con le restrizioni imposte e cerchiamo, trovandoli, modi sempre nuovi di condividere ciò che amiamo coi nostri allievi.